Soria dell'anfora
Il fascino nascosto dell'anfora, oggetto dell'antichità dai molteplici aspetti: da porta vivande ad unità di misura, da urna cineraria a premio per i vincitori di gare sportive e la sua riscoperta grazie alla Ceramica Artistica Siciliana
Le origini dell’Anfora: contenitore per cibi per gli antichi greci e romani
L'ànfora (dal latino amphora, a sua volta derivante dal greco "amphorèus": "essere portato da ambo le parti"), è un vaso di terracotta a due manici, definiti "anse", di forma affusolata o globulare utilizzato nell'antichità, per il trasporto di derrate alimentari liquide o semiliquide, come vino, olio, salse di pesce, conserve di frutta, miele, ecc.
Le anfore antiche si possono classificare in
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fenicie o puniche,
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greche,
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etrusche,
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della Magna Grecia (greco-italiche antiche)
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romane.
Il grande contributo di Heinrich Dressel, nella catalogazione delle anfore romane
L'archeologo tedesco Heinrich Dressel
Il primo studioso delle anfore antiche fu, nel 1872, l'archeologo ed epigrafista tedesco Heinrich Dressel, il quale, studiando i cocci presenti sulla collina romana nota come Monte Testaccio, antica discarica di questi contenitori, cominciò a catalogare e datare le anfore romane.
Il monte Testaccio, in latino Mons Testaceus, ovvero “Monte dei Cocci”, è una collina artificiale di Roma di circa 30 m di altezza, vera e propria discarica specializzata di epoca romana, Il colle si trova tra le mura aureliane e la sponda sinistra del Tevere, nell'omonimo XX rione di Roma, il Testaccio.
La collina è infatti costituita da strati ordinatamente disposti di cocci provenienti da più di 53 milioni di anfore per la maggior parte olearie. I contenitori di terracotta, scaricati dal vicino porto fluviale sul Tevere (l’Emporium), venivano immagazzinatiin apposite costruzioni (glihorrea) che caratterizzavano l’area, una volta svuotati dal contenuto, venduto sul mercato capitolino, venivano lì gettati. L’abbondanza di questi frammenti ceramici ha permesso uno studio approfondito sulle merci, le loro provenienze e le tipologie di carico utilizzate dai romani almeno fino al III secolo d.C.
Heinrich Dressel (Roma, 16 giugno 1845 – Teisendorf, 17 luglio 1920), nel suo lavoro per il Corpus Inscriptionum Latinarum va ascritta la decifrazione di numerose anfore dell'Impero Romano. Dalle analisi delle anfore Dressel scoprì che la maggior parte delle anfore estratte dal Monte Testaccio provenivano dalla provincia Betica in Hispania (l’odierna Spagna) e che erano state utilizzate per il trasporto di olio d'oliva.
In base ai numerosi dati ottenuti nel corso delle indagini e scavi, Dressel creò una tabella di anfore per tipologia, raggruppate per la loro forma. Questa tabella costituisce la base della classificazione ancora in uso presso gli archeologi.
Veduta del Monte Testaccio a Roma
Antica Anfora Romana, esposta nel Museo Martini di Storia dell’Enologia a Pessione di Chieri (TO). Databile al I secolo a.C., è un classico esempio di amphora vinaria comune nel mondo romano. Fabbricata in terracotta grezza, priva di base, era sostenuta per mezzo di treppiedi, o infilata nella sabbia.
Legenda
1: orlo
2: collo
3: manico
4: spalla
5: corpo
6: piede
Nota:
Le anfore romane, presentavano un piede appuntito per facilitare l'immagazzinamento sulle navi.
Anfore romane di tipi diversi rinvenute negli scavi archeologici di Ercolano
L’Anfora come unità di misura
Antico cotile greco: una ciotola per contenere liquidi, a cui corrispondeva anche un’unità di misura di capacità, un cotile corrispondeva approssimativamente a una ciotola di grano.
La grande diffusione dell'utilizzo delle anfore come contenitore per il trasporto di vivande, fu tale, da adottarle anche come unità di misura, difatti, nell'antica Grecia la misura di un'anfora, equivaleva a 72 cotili o a ½ di metreta cioè a 19,87 litri. Nel sistema adottato dall'antica Roma, invece, un'anfora, corrispondeva a poco più di 26 litri.
Nell'antica Grecia le misure di capacità variavano a seconda che fossero destinate ai liquidi o ai solidi; il cotile era un'antica unità di misura di capacità sia per i liquidi che per i solidi, il cui valore variava da una località all'altra da 0,21 litri a 0,33 litri, nel sistema attico di Solone, un cotile corrispondeva 0,27 litri. La metreta, invece, chiamata talora "anfora greca", era un’unità di misura di capacità usata solo per i liquidi, che nel sistema attico di Solone corrispondeva a circa 39,74 litri.
Unità di misura di capacità nel Sistema Attico, per sostanze solide
Nome Attico |
Nome Italiano |
Medimni |
Litri |
Médimonos |
Medimno |
1 |
52,392 |
Hékton |
Sesto, o sestario o staio |
1/6 |
8,732 |
Hemiekton |
Semisesto o semistario |
1/12 |
4,366 |
Choinix |
Chenice |
1/48 |
1,092 |
Hemichoinikion o Xestes |
Semichenice o xeste o coppa |
1/96 |
0,546 |
Hemina o Kotyle |
Emina o ciotola o cotile |
1/92 |
0,273 |
Kyatos |
Cìato o tazza |
1/384 |
0,136 |
Unità di misura di capacità nel Sistema Attico, per sostanze liquide
Nome Attico |
Nome Italiano |
Metrete |
Litri |
Metretés |
Metreta |
1 |
39,74 |
Amphoreùs |
Anfora |
1/2 |
19,87 |
Chous |
Congio o boccale |
1/12 |
3,312 |
Xéstes |
Sestario o coppa |
1/72 |
0,5519 |
Kotyle |
Cotile o ciotola |
1/144 |
0,2760 |
Kyatos |
Ciato o tazza |
1/864 |
0,0460 |
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Nel Cinquecento, con il termine anfora veniva indicato una unità di peso e di capacità, utilizzata dai commercianti italiani, soprattutto veneziani, veniva abbreviata con il segno @, la famosa "chiocciolina", usata per simboleggiare la posta elettronica.
Evoluzione del segno grafico @
Il segno grafico @ è un simbolo ancora utilizzato da spagnoli e portoghesi (arroba, equivalente a 12 o 15 kg oppure a 10 o 16 l). In francese si chiama arobas o arrobe, la cui origine viene dall'arabo ar-roub che significa un quarto. La si trova in un documento commerciale del 1536.
L'anfora nell’antica ceramica greca
L’anfora greca era decorata, caratterizzata da un corpo rastremato inferiormente, con collo più stretto e due anse impostate sul collo e sulla spalla. A differenza delle anfore romane, che presentavano un piede appuntito atto a facilitare l'immagazzinamento sulle navi, le anfore greche avevano un fondo piatto che permetteva ad esse di sostenersi. Erano destinate a contenere liquidi o granaglie ed in alcuni periodi furono destinate ai rituali di sepoltura, impiegate come urne cinerarie o come segnacoli tombali.
Già conosciute in epoca micenea, in epoca greca se ne distinguono due principali tipi in base al profilo tra spalla e collo che può seguire una curva continua, ovvero presentare uno stacco netto. Per ciascuna forma sono osservabili sistemi decorativi precipui e determinati dalla tecnica di decorazione impiegata e dal periodo storico.
Le anfore greche possono classificarsi in:
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Anfore a Profilo Continuo
Questa forma è raramente presente al di fuori dell'Attica e compare già nel VII secolo a.C. divenendo comune in una forma rimodellata nel VI secolo a.C. Viene prodotta fino all'ultimo quarto del V secolo a.C. Se ne distinguono tre standard tipologici:
Tipo A - il tipo "A" presenta un orlo svasato (trapezoidale) con anse quadrangolari solitamente decorate con foglie d'edera e piede a doppio scalino.
Tipo B - il più antico (diffuso nella prima metà del VI secolo a.C.) e più comune tra le varianti della forma è il tipo "B" che presenta anse cilindriche.
Tipo C - la variante meno diffusa è il tipo "C", utilizzato tra il 580 e il 470 a.C. circa. Si caratterizza per l'orlo a profilo rotondo invece che trapezoidale, mentre anse e piede variano.
Anfore a Collo Distinto
Furono le più antiche, ereditate dalla ceramica micenea. Per il periodo protogeometrico se ne conoscono con anse orizzontali, impostate sul ventre, e con anse verticali; queste ultime sono le più diffuse e danno origine alla forma più allungata che diviene comune durante il periodo geometrico. Per i periodi orientalizzante e a figure nere l'anfora a collo distinto assume diverse forme, ma la più diffusa resta quella tipica del periodo geometrico. Una nuova forma viene modellata a metà del VI secolo a.C. ad Atene, dove diviene la forma tipica nelle figure nere del periodo maturo: il corpo assume forma ovoidale e la spalla si appiattisce. La forma tipica del periodo a figure rosse si presenta smagrita e frequentemente con anse intrecciate.
Anfora a collo distinto di tipo ovoide - Diffusa nel secondo quarto del VI secolo a.C.
Anfora a collo distinto con corpo globulare
Anfora Geometrica
Anfore Panatenaiche
Anfora Panatenaica
Tra le anfore con il collo distinto una variante è rappresentata dall'anfora panatenaica, con collo sottile e corpo largo fortemente rastremato verso il piede, creata ai tempi di Pisistrato e offerta come premio per le competizioni nelle Panatenee di Atene: presenta una decorazione dipinta tipica, sempre a figure nere (la dea Atena su un lato e la gara vinta sull'altro), fino al II secolo a.C. A partire dal IV secolo a.C. le anfore panatenaiche sono datate dall'iscrizione del nome dell'arconte eponimo.
La forma tende a smagrire e ad allungarsi col tempo fino a perdere nel IV secolo a.C. l'aspetto originario dell'anfora a collo distinto. Furono prodotte anche anfore della medesima forma ma con diverse decorazioni, a volte più piccole, forse come souvenir.
Anfore Nicosteniche
Un'altra variante particolare era l'anfora nicostenica, che prende il nome dal suo creatore, il vasaio Nikosthenes, il quale ne produceva esemplari destinati unicamente al mercato etrusco. Presenta anse piatte che partono dall'orlo e collo a profilo tendenzialmente conico che raggiunge alla base quasi la larghezza massima del ventre. La forma dell'anfora nicostenica deriva da quella dell'anforetta a spirale, una tipologia vascolare frequentemente rinvenuta nelle sepolture villanoviane e orientalizzanti.
Anfora Nicostenica
Anfore Nolane
Anfora Nolana
Prendono il nome da Nola, luogo di rinvenimento di numerosi esemplari; sono una versione più piccola dell'anfora a collo distinto, frequenti nella prima metà del V secolo a.C. Presentano collo svasato, ampio orlo convesso e anse crestate; la versione con anse doppie, ciascuna composta da due sezioni cilindriche, è chiamata doubleen.
Anfore Tirreniche
È una variante con corpo meno espanso prodotta a partire dal 575 a.C. circa e destinata all'esportazione in Etruria.
Anfora Tirrenica
Anforisco
Anforisco
È un'anfora di piccole dimensioni con piede a punta usata per la conservazione degli oli profumati.
Le Anfore nella Ceramica Artistica Siciliana
Come si è potuto leggere nei paragrafi precedenti, la storia dell’Anfora ha un notevole fascino, il suo utilizzo, nel corso dei secoli ha spaziato in diversi ambiti: quello principale come contenitore per cibi, destinati al trasporto via mare, la necessità di avere un metodo per quantificare i cibi contenuti, l’ha resa un’unità di misura per greci e romani, un particolare poco conosciuto è il suo legame sia pur indiretto con il segno grafico della posta elettronica, la celebre “chiocciolina”, con la quale i mercanti veneziani, spagnoli, portoghesi ed arabi rappresentavano un’unità di misura, alcune anfore erano adibite ad urne cinerarie, altre ancora come contenitori per oli profumati, altre addirittura erano destinate a diventare premi per competizioni sportive, acquisendo così un notevole prestigio, poiché presentavano nelle decorazioni, lo svolgimento di antichi giochi greci, una vera e propria testimonianza storica di notevole portata.
Nella Ceramica Artistica Siciliana, l’Anfora rappresenta un legame con le antiche tradizioni legate alla vita contadina e alla pesca, le forme generose ed i colori vivaci, assieme alle decorazioni dove vengono rappresentati paesaggi rurali e costieri, entrano in graziosa armonia per mostrare pagine di storia del passato, da valorizzare nel presente.